OLIO ITALIANO SULLE TAVOLE RUSSE
RUSSIA OGGI - MARCH 2013
Mentre la vicina Europa annaspa nella crisi, in Russia la situazione sempre molto più rosea. Gli indicatori economici di fine 2012 sono chiari: secondo quanto riporta Bloomberg, nonostante un rallentamento della crescita del 2.4 per cento nel quarto trimestre, la disoccupazione diminuisce e i consumi aumentano. A dicembre 2012 le vendite al dettaglio sono cresciute del 5 per cento e la tendenza per il 2013 sembra andare nella stessa direzione.
“Riteniamo probabile un mantenimento della crescita – spiega a Russia Oggi Flavio Ramella, segretario generale della Camera di Commercio italo-russa (Ccir) – perchè il reddito pro capite nella Federazione Russa è in aumento. Il consumatore russo mostra sempre più attenzione per la qualità: le preferenze non sono più per i prodotti cheap, ma per l’eccellenza europea. Un settore in cui l’Italia è leader”.
Con i suoi 143 milioni di abitanti, la Russia è l’ottavo mercato al modno per le vendite al dettaglio. La crescita della popolazione e il cambiamento degli stili di vita ganno portato un aumento degli acquisti, ma il mercato è ancora lontano dalla saturazione ed è letteralmente dominato dalle importazioni, che rappresentano, secondo i dati della Ccir, una quota tra l'80 e il 95 per cento del totale.
Dall’estero arrivano due grandi tipologie di prodotti: quelli rivolti a un pubblico di massa, importanti prevalentemente da Cina e India, e quelli di qualità elevata, che arrivano dall’Europa e sono destinati a clienti con un grande potere d’acquisto.
In questa fascia di mercato, il Made in Italy ha grandi potenzialità, e le aziende italiane sembrano averlo capito: nel 2011 le esportazioni verso la Russia sono aumentate del 17.8 per cento e la tendenza dovrebbe confermarsi anche per il 2012. “Abbiamo registrato una crescita verticale – spiega Ramella – per i prodotti agroalimentari italiani. In particolare l’olio d’oliva, che prima si trovava solo nei ristoranti, ora è diventato una presenza costante anche sulle tavole dei russi; così come per i vini italiani si è passati da un consumo sporadico, solo al ristorante, a una frequenza molto più elevate, anche in casa”.
Il Made in Italy in Russia è ben rappresentato anche dai marchi della moda. “Tutte le griffe italiane sono presenti nel Paese – racconta Ramella -. A Mosca ci sono tutte e in altri posti è possibile trovarne la maggior part. Quello che ancora non riesce ad affermarsi è il capo italiano di qualità no-brand, senza un marchio immediatamente riconoscibile. Molti russi preferiscono aprire la giacca e leggere sull’etichetta il nome di uno stilista noto: diffidano dai nomi poco conosciuti e alcuni preferiscono addirittura venire a comprare abiti in Italia, perchè qui hanno la certezza di trovare i marchi originali. Questo atteggiamento è anche colpa di prodotti italian sounding, che ingannano il consumatore con nomi ammiccanti, ma di italiano hanno solo il nome”.
Sul mercato russo, continua il segretario generale della Ccir, crescono molto anche le vendite di prodotti cosmetici, “un mercato che però non è presidiato dalle aziende italiane”, e quelle di abbigliamento per bambini. “Qui si registra un aumento a doppia cifra, perchè i genitori desiderano che i figli abbiano quello che loro non hanno avuto”.
In Russia il mercato è in pieno fermento, mentre è molto diversa la situazione per le aziende russe in Italia. “Non sono molte – spiega Ramella – e, fino a che non ci sarà una situazione più stabile sul fronte fiscale e della normativa sul lavoro, i russi staranno alla finestra. Casi recenti, come l’acquisizione della Gancia, sono rari: neanche sul fronte immobiliare c’è una vera e propria strategia di penetrazione. Questo tipo di investimento, ad esempio, in Russia rende il doppio che in Italia”.
In attesa di tempi migliori per l’Italia, in Russia i segnali sembrano concordi: gli acquisti in futuro cresceranno. “Il reddito pro capite dei russi continua ad aumentare, e così il loro apprezzamento per le cose belle”, commenta Ramella. Gli alfieri del Made in Italy avvisati.
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